L’arte del dubbio

di Mimmo Nigro

“Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino” (Mao Zedong)

Non si è capito a che titolo l’ing. Memoli è intervenuto. Non pare sia stato interpellato da nessuno. Non risulta che ricopra cariche politiche e istituzionali in questo paese. Sarà pure stato (e lo è ancora) un grande sostenitore della lista “Progetto per Bagnoli”, ma tutto questo da solo non giustifica un intervento così colleroso, con la bava alla bocca, in piena trance agonistica, in un delirio di onnipotenza.

È conosciuto da tutti come un valente professionista da sempre attento (soltanto) agli interessi della sua bottega. Sarà forse per questo che ha voluto far sentire la propria voce?

Nel suo intervento l’ing. Memoli mi ritiene responsabile di non aver denunciato i “tragici” avvenimenti del quinquennio 2013-2018 a Bagnoli (non ho ben compreso a cosa si riferisca, ce lo spieghi!), dimenticando di ricordare a se stesso e ai suoi concittadini che quelle “nefandezze”, quando realmente accadute, andavano sviscerate prima di tutto da chi aveva un ruolo politico-istituzionale nel paese: ovvero, da se stesso che in quel periodo si autodefiniva il “vero” segretario del PD locale (oltre ad essere un iscritto al Circolo PT39 con diritto di parola, come tutti) e da suo cognato che per cinque lunghi anni ha svolto in silenzio il ruolo di Capogruppo della Minoranza Consiliare. Ma poi, a ben ricordare, se va nell’archivio storico di PT39 troverà a firma del sottoscritto fiumi di parole su quella Amministrazione, e certamente non tutte lusinghiere e bonarie.

Il capolavoro dialettico-giornalistico l’ing. Memoli lo compie quando, folgorato sulla via di Damasco, fa proprio il “teorema familiare” sulla mia presunta frustrazione per la mancata investitura alla carica di sindaco (sembra scritto a quattro mani questa parte del suo intervento). E lo fa scientemente e coscientemente sapendo di mentire, a differenza del congiunto, ma con l’intento strategico di avviare con i suoi sodali quella campagna di fango, la cosiddetta canea, nei confronti di una persona non allineata, scomoda, che non si piega alle sue (loro) distorte logiche.

Non capisco poi il suo disappunto riguardo la disamina del mio editoriale. Ho riportato tre serie questioni politico-amministrative che lui stesso riconosce esserci (dimissioni, deleghe e bilancio) e che sono sul tavolo del confronto politico e non certamente un’invenzione giornalistica, né tanto meno una fake news.

A tal proposito, un’amministrazione più attenta e trasparente avrebbe dovuto essa stessa portare all’attenzione della cittadinanza le questioni. Avrebbe dovuto dar corso, secondo il mio modesto parere, a un’operazione VERITA’, un’assemblea pubblica aperta ai cittadini e associazioni nella quale provare a spiegare come stanno realmente le cose, soprattutto sul delicato tema del bilancio pubblico comunale. Credo sarebbe stato una grande novità per Bagnoli, un atto di responsabilità, di maggiore chiarezza, apprezzato sicuramente da tutti.

La vera miseria in tutta questa storia – e ritorno all’editoriale di Memoli – è che pretestuosamente e pretenziosamente ci si fa scudo del Circolo “Palazzo Tenta 39” (e questo me ne duole), auto proclamandosi addirittura strenui difensori dell’associazione quando fino a ieri, e non è detto che non lo facciano domani, i suoi “affini” hanno provato a regimentarla, indirizzarla faziosamente lungo un binario morto fatto di noiosissimi monologhi, il cosiddetto Pensiero Unico, e frivoli autocompiacimenti.

Ripeto quanto già detto in altra circostanza: tanti di noi hanno contribuito a far nascere e crescere questa associazione, ci mancherebbe (non c’è un azionista di maggioranza), ma nessuno ha il diritto di prendersi il pallone e portarselo a casa. Se ciò mai accadesse il Circolo non avrebbe più ragione di esistere.

Dobbiamo, invece, avere tutti più coraggio e accettare la sfida della navigazione in mare aperto. Comprendo però la difficoltà di chi rifugge da sempre dal confronto e non si è dovuto mai cimentare con l’arte del dubbio.

Mimmo Nigro

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