E’ meglio leggere “I promessi sposi” o “Giulietta e Romeo” su GoogleBook, o ancora un qualunque giornale sul mio Samsung, pur se arricchito con collegamenti ed argomenti correlati, oppure sfogliare quei romanzi e la pubblicazione cartacea di un quotidiano e sentire il suo odore, la sua consistenza?
Questa è la domanda!
Voltare le pagine, per me è ancora parte integrante della bellezza della lettura, e nonostante abbia già letto qualche “ebook” (che parola barbara), avere tra le mani un buon libro è ancora un sano piacere. La lettura digitale non mi ha mai offerto le stesse sensazioni. Al di là della posizione assunta tra campo dell’inchiostro e campo dei pixel, che possono suscitare tali questioni, molte ricerche, nelle scienze cognitive, sono state condotte per determinare gli effetti sulla qualità della comprensione con il mezzo su cui si legge. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vantaggio della lettura su carta rispetto alla lettura su schermo non diminuisce in modo significativo man mano che si diffonde la pratica della lettura digitale. In effetti, gli studi più recenti relativi a giovani volontari presumibilmente più immersi in un ambiente digitale, mostrano ancora una notevole differenza a favore della stampa. Ciò che si legge sulla carta si comprende chiaramente e le parole sulle pagine sono più facilmente ricordate ma perché sarebbe più efficace la comprensione sulla carta? Sembra che il cartaceo favorisca di più la capacità di memorizzazione e astrazione, mentre la lettura digitale richiede lo sviluppo di differenti facoltà.
Tuttavia, e credo sia un discorso valido tanto per i giornali quanto per i libri di carta, leggere su supporto cartaceo porta con sé valori, rituali, dinamiche completamente diverse da quelle portate dai supporti digitali. Certo, la lettura online è una meravigliosa innovazione, ma io la ritengo piuttosto coadiuvante, non sostitutiva. Ciò che amo del giornale di carta è l’accuratezza. Non voglio fare generalizzazioni, esistono anche ottimi giornali online, ma l’andamento generale sul web è quello della sciatteria: refusi, titoli insensati, frasi sgrammaticate, articoli a firma di ignoti e via dicendo, sono cose che difficilmente si trovano su un giornale di carta.
Il giornale, una volta stampato, è quello…e ci resta. L’online viene rimaneggiato decine di volte durante una giornata, al solo fine di riportare costantemente gli ultimi, minuziosissimi aggiornamenti. Allora mi chiedo, dove è finita la meravigliosa arte della scrittura giornalistica?
Quando la domenica mattina vado al bar e intingo l’amatissimo “croissant” nel mio tazzone di cappuccino, subito seguito da un caffè ristretto, accanto ci voglio un bel paginone di giornale, non il freddo schermo del mio Samsung.
di Gino Di Capua
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2022, anno XVI, n. 3)
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