L’Irpinia che sparisce: in dieci anni persa una città più grande di Ariano

Marco Monetta (Orticalab.it)

30mila persone in fuga dall’immobilismo di questa terra.


Ed io solo sono scampato per raccontarlo: forse non basterà citare Giobbe in attesa che la “Rachele” venga a raccogliere quel che resta dell’Irpinia fra qualche anno, quando il naufragio delle terre dell’osso sarà tristemente compiuto. Prendiamo in prestito un’epica e drammatica metafora letteraria per cercare di fare un passo indietro necessario, utile ad osservare meglio la foto degli ultimi 10 anni scattata puntando l’obiettivo al nostro territorio.

Spunto della riflessione è la recente approvazione del bilancio di previsione di Palazzo Caracciolo con il relativo Dup (Documento unico di programmazione) redatto per gli anni 2021-2023: ovvero la cornice d’insieme che Domenico Biancardi, sindaco di Avella e presidente dell’Ente Provincia, lascerà in eredità a dicembre al suo successore e, di riflesso, ai cittadini dei 118 comuni avellinesi.

Nel contesto nazionale, la provincia di Avellino si colloca, su 107 province italiane, al 47° posto per numero di abitanti, al 40° posto per estensione territoriale e al 16° posto per numero di comuni. Gli stranieri sono il 3,4% della popolazione, la densità abitativa è di 147,5 abitanti per Kmq, circa 170mila i nuclei familiari.

In condizioni spesso «non agevoli», su un territorio dell’estensione di 2.806 km2, il tessuto stradale di competenza provinciale è di circa 1.600 km2, organizzata in quattro ambiti e trenta sottoambiti.

Ci sarà modo e tempo per analizzare in maniera dettagliata la programmazione approvata da Palazzo Caracciolo, sulla scorta dei risultati conseguiti in questi quattro anni. In questa sede, lasciamo sullo sfondo la portata degli investimenti di oltre 190 milioni suddivisa su quattro temi cardine: tutela dell’ambiente, turismo e cultura con la fondazione “Sistema Irpinia”, scuole e infrastrutture. Tessere ineludibili dell’unico futuro possibile. Un futuro però che nonostante gli sforzi profusi e i risultati conseguiti dall’ente di piazza Libertà e persino a prescindere dalle opportunità che si renderanno disponibili dal Pnrr – contenute anch’esse nel Dup rischiano di soffocare sotto il peso di un presente drammatico. L’istantanea che ci arriva da questo insieme di dati molto dettagliato ricorda quella che Marty McFly usava in Ritorno al futuro per misurare gli effetti nefasti del proprio incidere sul Tempo.

Stiamo scomparendo, e in fretta: in due lustri l’Irpinia ha visto sparire dai propri elenchi anagrafici una città grande quanto Ariano Irpino (21.146) e Grottaminarda (7813) messe insieme: al primo gennaio 2011 erano 439.137 i residenti in provincia. A dieci anni di distanza – secondo un dato provvisorio di stima – sono 405.693. Mancano dunque all’appello 33mila abitanti, oltre 28mila 600 se consideriamo il dato certificato dell’inizio 2020. Quanto lo stadio “Partenio-Lombardi” pieno nei fulgidi anni della Serie A.

Numeri impietosi che riportano nella piccola storia nostrana la grande storia del capitale mondiale degli anni duemila. Gli effetti della grande recessione mondiale del 2008, di fatto, non smettono di mostrare i loro effetti feroci, e se prendiamo come punto di partenza il 2010, anno nero della crisi del debito sovrano europeo, la parabola discendente diventa impressionante. Ancora di più se consideriamo l’età di chi resta: la media sale dai 42,6 anni del 2010 ai 45,8 di oggi. Nel 2002 erano 40,6. L’indice di vecchiaia, la variabile che analizza il grado di invecchiamento della popolazione, dato dal rapporto percentuale tra il numero di over 65 e il numero di giovani under 14, riporta per Avellino e provincia 185,9 anziani ogni 100 giovani al primo gennaio 2020, 191 ogni 100 se leggiamo la stima per il 2021.

La “visione” – si legge nel documento – da cui muove l’impostazione strategica è racchiusa nella seguente dichiarazione di valore: «Rilanciare la nuova identità dell’Ente puntando al potenziamento della rete di infrastrutture, materiali e immateriali, per lo sviluppo socioeconomico e la competitività del Sistema Irpinia».

Al campo dell’immateriale appartiene la conoscenza. Anche qui, putroppo, si raccoglie un dato poco incoraggiante: sulla potenziale utenza delle scuole di secondo grado, si legge, per l’anno scolastico 2021-2022, su 19.933 studenti ha scelto di iscriversi un’utenza di 18.669, suddivisa tra gli istituti del capoluogo e quelli dei comuni della provincia. Ben 1264 ragazzi che hanno deciso di lascarsi alle spalle aule e libri, una media di quasi 11 ragazzi per comune che per difficoltà sociali o familiari trova utile, o necessario, chiudere con la scuola superiore. In questo lungo anno segnato dal Covid e della Dad, gli adolescenti irpini in poco tempo hanno fatto il callo a stare lontano dalle mura scolastiche – e quelli del capoluogo hanno raggiunto il triste primato di essere la città con meno giorni di scuola in presenza in Europa, secondo uno studio condotto da un ampio gruppo di genitori. Fuori dalla scuola, ma con il desiderio di conoscere il mondo, in probabile partenza verso un futuro che non si chiama Irpinia.

Marco Monetta (Orticalab.it)

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