Maria Rachele Branca in mostra alla XXV edizione di Francesco d’Incanto

Coniugando la spiritualità all’arte, la manifestazione Francesco D’Incanto promuove fino al 4 Ottobre 2022, diverse esposizioni nel Chiostro Superiore del Convento di San Francesco a Folloni: tra esse l’intima visione di un vitale universo femminile, quale indiscusso protagonista nelle opere di Maria Rachele Branca.

Il tema in oggetto a questa XXV edizione chiama in causa uno spirito di adattamento, di resistenza, un’opportunità, una sfida, un diritto, una progettualità, un continuo divenire, l’amore ma anche la vertigine: la vita è un anelito, la cui imprescindibile forza espressiva abbraccia un ciclo armonico di bellezza, di grazia, ma anche di dolore. Una celebrazione che sovverte il precedente biennio, quando la nostra quotidianità è stata improvvisamente stravolta; ma anche un inno alla vita che si oppone all’imperante clima mortifero, che aleggia sulle nostre esistenze.

Ed è proprio la donna, immanente e sensibile emblema dell’esistenza, ad essere il soggetto eletto di un tempo di vita che spazia dal passato al futuro, e che si dimostra ancora anacronistico nel suo presente: una creatura che ostenta, a dispetto di ogni tentativo di sopraffazione, la propria fierezza e il proprio coraggio; e che all’azione guerrafondaia, risultante odierna di un sistema capitalistico e patriarcale, contrappone la propria capacità di generare nuova vita.

La ricerca di Maria Rachele Branca instilla, dunque, una narrazione al femminile in un’epopea che va a ritroso verso le origini, spingendoci ad analizzare le nostre vulnerabilità e le nostre zone d’ombra. Un’aura di vita restituita con straordinaria delicatezza, sondando le pieghe profonde dell’animo femminile, su un filo proteso al ricordo, a volte quale evocazione del proprio vissuto altre di una connaturata memoria collettiva, altre ancora quale trasfigurazione del mito.

Nella sua sostanziale essenza, la vita, declinata in una personale e più congeniale esemplificazione al femminile, diviene materia da plasmare in Penelope e La Soglia e da stratificare nelle tele Ritrovarsi (A cicà a cicà), Una silente pergola (Il tempo delle donne) e La rabbia di Selene (Omaggio a Martha Graham). Cinque opere nate nel pieno della pandemia, che in mostra verranno precedute da due sculture pregresse: Fuluccia e Madrigale per Maria.

Pensato per l’occasione, questo mini percorso espositivo, che vede la curatela di Rossella Della Vecchia, concepisce ogni scultura come riflesso tematico di una tela: ecco che si profila un nostalgico ricordo, così vitale da non poter essere cancellato, sia in Fuluccia che in Ritrovarsi; il convito della vita è invece la traccia di un parallelismo tra la presupposta convivialità musicale di Madrigale per Maria e quella familiare di Una silente pergola; infine il riscatto esistenziale anelato da Penelope sembra essersi compiuto nel sacrificio di Selene. In chiusura c’è l’unica scultura a sé stante, La Soglia, che nella figura della sua guardiana va a rappresentare un’ancestrale protezione della vita.

Sette ritratti diversi tra loro, eppure affini, con i quali l’artista irpina va a scardinare, in un incontro significativo tra l’opera e chi la guarda, la concezione dematerializzata dell’arte contemporanea, privilegiando una comunicazione immediata e un rapporto ravvicinato con la fisicità dell’opera e la sua essenza emozionale. L’immagine scolpita si fa, allora, lirica presenza di un’esperienza compartecipata, acquistando la forza di una rivelazione esistenzialista anche nel progressivo recupero di un rinnovato approccio pittorico.

Nota della curatrice  Rossella Della Vecchia

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