La rubrica “Documenti storici” di questo numero di “Fuori dalla Rete” è dedicata a Michele Lenzi, illustre figlio di Bagnoli. Un personaggio poliedrico: artista, garibaldino, amministratore, politico. Storica la sua battaglia per l’istituzione dell’Avellino-Rocchetta Sant’Antonio nel suo percorso attuale, innumerevoli le opere d’arte che ha lasciato al suo paese, importanti opere pubbliche realizzate in veste di amministratore, il primo ad intuire le potenzialità turistiche del Laceno. Dimenticato per troppo tempo dopo la sua morte, noi vogliamo celebrarlo pubblicando gli articoli di giornale dell’epoca e i telegrammi di cordoglio degli amici Giustino Fortunato e Michele Capozzi, entrambi deputati del Regno d’Italia, apparsi sulle testate giornalistiche locali e nazionali in occasione della sua dipartita, con l’auspicio che in un futuro non troppo lontano la sua figura venga approfondita e studiata per darle il rilievo che merita .
Giulio Tammaro
Articolo pubblicato su quotidiano “Gazzetta di Avellino” il 13 luglio 1886
Michele Lenzi fu uno dei pochi caratteri della nostra provincia che ancora restano in piedi! La sua breve vita, cinquantadue anni, fu piena di un’attivita gagliarda, versatile, indomabile. Aveva fibra, aveva intelletto d’amore, aveva gentil cuore di patriota e di artista. Chi lo ha conosciuto prima del 1860, e lo ha poi paragonato con quello degli ultimi suoi giorni, ha dovuto notare che poco il tempo gli aveva aggiunto o mutato da allora; poiche i pregi del suo eletto spirito avevano toccato un’alta misura fin da quel tempo, in cui veniva salutato pittore schietto e gentile: forte, indomita tempra di liberale e di amico. Gli anni gli avevano rasentato la giovinezza, e soltanto cambiato il colore della sua linda barba all’italiano, da biondissima in bianca. La linea della sua avvenente figura gli era rimasta intatta, al pari della dolcezza d’indole e i caldi moti del cuore. Io non so dire precisamente – ne altri, credo – che larga schiera di amici e di ammiratori conquisto nella sua breve dimora in terra; e fino a qual grado di persone impresse quel fascino di simpatie che esercitava, a guardarlo, anche sconosciuto; e quanti dei suoi amici pianse, e quanti ora piangolo lui, impareggiabile uomo, impareggiabile amico. Otto giorni prima di morire, Vittorio Imbriani, che gia sentiva approssimarsi la sua ora suprema, scriveva l’ultima lettera a Michele Lenzi; nella quale, come nel suo testamento, buttava l’ultimo pezzo del suo cuore, raccomandando al Lenzi la sua sventurata famiglia. Non e poco eloquente la scelta dell’illustre italiano. Egli che aveva innumerevoli amici nelle lettere, nelle scienze, nell’arte, nella politica, nell’esercito, scelse il Lenzi a quell’intima missione suprema: uno dei piu simpatici artisti che egli aveva conosciuto: uno dei pochi e puri caratteri che Vittorio Imbriani aveva avuto cari, perche innanzi ad essi si era arresa la sua rigida misura di vagliarli. Addio Lenzi! tu che, al pari di me, non fosti di coloro che l’anima del corpo morto fanno, incontrerai, nella tua celeste via, un’anima pellegrina: quella stessa, che nei miei brevi giorni felici, salutasti piu volte, a casa mia, con dolce nome di amica. Deh! Narrale come in questa deserta mia vita io la ricordi sempre e l’adori! Addio, Lenzi! Salutami la piu bella e cara anima che io conobbi in terra! Avellino 27 giugno 1886.
Florestano Galasso
Articolo pubblicato sul quotidiano “Roma” il 1 luglio 1886
Un telegramma da Bagnoli Irpino ci comunica la triste e dolorosa nuova che repentinamente ivi e morto l’egregio
artista Cav. Michele Lenzi. e una perdita per l’arte, una perdita per le popolazioni della vallata dell’Alto Calore, dei cui interessi si era fatto strenuo propugnatore. Michele Lenzi appartenne a quella schiera di artisti meridionali, che con il Morelli ed il Palizzi iniziarono il movimento del risorgimento dell’arte, e, allievo del Mancinelli, tenne alte le tradizioni artistiche del suo paese natio Bagnoli. Volontario garibaldino, ufficiale della guardia nobile, fu il terrore dei briganti, dell’avellinese, la sua lunga e folta barba lo faceva riconoscere ben da lungi, e i masnadieri al solo vederlo scappavano. Terminato il brigantaggio, ridonata la pace ai suoi paesi, Michele Lenzi ritorno all’arte ed insieme all’altro valente artista, cav. Achille Martelli, ritento la pittura sopra maiolica a gran fuoco, e riuscitovi e stato uno dei caposcuola di questa grande industria artistica che oggi e la maiolica dipinta, e tale da rivaleggiare con l’antica arte
Le parole di cordoglio scritte da Giustino Fortunato, deputato del Regno D’Italia, apparse sulla “Gazzetta di Avellino” Sabato 26 moriva repentinamente in Bagnoli Irpino (Avellino) Michele Lenzi, uomo singolare di animo incontaminato e di tempra antica. Garibaldino al 1860, uno dei piu distinti pittori della nuova scuola napoletana, Michel Lenzi, Michele Lenzi negli ultimi dieci anni di vita, diede un volontario addio all’arte, per ritirarsi, solo come era, nel suo comune natale il cui popolo lo ebbe, piu che amico, padre affettuoso. L’annunzio della perdita di Michele Lenzi cagionera vivo e sincero dolore in quanti ebbero la fortuna di conoscerlo.
Il telegramma di Michele Capozzi Deputato del Regno d’Italia inviato al giornale “Gazzetta di Avellino”
Erminio Trillo – Bagnoli Irpino
Depongo anche io una lagrima ed un fiore sulla tomba del nostro carissimo Michele Lenzi, esempio piuttosto unico che raro di devozione alla patria, che singolarmente onoro , fra tanti illustri conterranei, coi trionfi della pittura e con opere di civilta , nelle quali avremo tante ansie e tante gioie comuni.
(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)
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