Mons Pasquale Cascio: Messaggio per il Santo Natale 2020

AI popolo Santo di Dio

«Nell’ombra del presepe,
giace povero ed umile
il Creatore del mondo.
Sorge una nuova luce
nella notte del mondo:
adoriamo Gesù, il Signore»
(Inno dalla Liturgia delle ore)

Carissimi,

entriamo nel mistero del Natale, condotti per mano dalla liturgia, dalla preghiera personale, dalla vita comunitaria e dagli eventi, che ci coinvolgono in una situazione nuova, preoccupante, impegnativa e carica di attesa e di speranza.

Il mistero ha per sua natura una dimensione di svelamento e un’altra di velamento: noi accogliamo la grazia, donata e ridonata in Gesù Cristo, il Verbo fatto carne; pertanto viviamo l’attesa come il presepe, intendendo sia la mangiatoia che accoglie il Bambino, sia l’ambiente che la circonda con i suoi personaggi, a partire da Maria e Giuseppe, per coinvolgere l’umanità nel suo vissuto quotidiano, pesante, esaltante e in perenne attesa. Questo presepe è nell’ombra, creata dalla luce che sta per arrivare ed incontra gli ultimi ostacoli: è l’umanità pronta ad accogliere il Salvatore, è la Chiesa, che adora il suo Signore. L’ombra del presepe ha al centro il Creatore del mondo, che giace povero ed umile: la Chiesa è chiamata a testimoniare questa presenza certa nell’ombra del tempo presente e delle vicende paurose vissute con i sofferenti e i tribolati. D’altra parte la luce, irradiandosi dal presepe, fuga la notte del mondo: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv l, 5).

Così noi siamo il popolo che cammina nella luce e riflette sulle oscurità del male la luce che illumina, consola, guarisce e salva: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2, 10-11).

Mettiamoci in cammino, avvolti nella luce della speranza, per cercare il segno da riconoscere, accogliere, adorare e servire: sicuramente non è lontano da noi, è presente nell’azione liturgica, è presente ed è nascosto nelle persone che hanno bisogno del nostro amore. Gli occhi dei pastori sono illuminati ed aperti dal segno nella mangiatoia, i nostri occhi siano aperti da quanti, vicino a noi, giacciono nell’ombra dell’attesa di una luce di affetto, di tenerezza, di carità e di speranza.

Nelle difficoltà del tempo presente, rendiamo sempre più forte il vincolo tra il Mistero sperimentato nella liturgia e il Mistero scoperto e servito nell’esistenza quotidiana: i protagonisti sono sempre Dio che si fa carne e l’uomo che ritrova la sua dignità.

Con questo spirito viviamo le celebrazioni natalizie nelle restrizioni, che non opprimono, ma sono canali obbligati per collegare realmente il Mistero celebrato e il Mistero vissuto: la liturgia non è cerimonia, ma neanche è rifugio dell’anima.

Ogni comunità parrocchiale organizzi le celebrazioni per permettere la partecipazione in serenità e sicurezza, tenendo presente questo legame con il vissuto, che è anche appello alla carità e alla solidarietà, perché tutti nell’ombra vedano la luce di Betlemme.

Le celebrazioni natalizie sono suddivise dalla liturgia in quattro momenti: Messa Vespertina della Vigilia, Messa della Notte, Messa dell’Aurora e Messa del Giorno. Per la Messa Vespertina della Vigilia, restringiamo lo spazio temporale dalle 17.00 alle 18.30; poi, seguendo l’esempio del Santo Padre, Papa Francesco, la Messa della Notte può essere celebrata a partire dalle ore 19.00, tenendo presente la restrizione del coprifuoco dalle ore 22.00, si tenga conto delle distanze dalla chiesa parrocchiale e del ritorno agevole alle proprie case. Le altre due celebrazioni rimangono negli orari propri, considerando, dove fosse veramente necessario, l’opportunità di aggiungere un’ulteriore celebrazione nel giorno di Natale.

Le comunità parrocchiali con i propri parroci si sentano responsabili di questa testimonianza di fede e della correttezza nei confronti delle norme stabilite e concordate tra le CEI e il Governo italiano.  Non ci potranno essere deroghe o eccezioni in nome di eventuali esigenze pastorali; infatti la pastoralità è anche saper guidare il gregge nei territori impervi e nelle avverse condizioni atmosferiche in cui si può trovare, affrontando le difficoltà senza fughe. Quando la Chiesa sa vivere con gli uomini i tempi e gli eventi, diventa chiaramente segno di Cristo e, in Lui, strumento di salvezza.

In questa modalità di sicurezza e di vicinanza, viviamo anche la domenica della Santa Famiglia (27 dicembre), il Te Deum di ringraziamento la sera del 31 dicembre, la Solennità di Maria Madre di Dio (1° gennaio 2021) e l’Epifania del Signore (6 gennaio).

Procediamo con Maria nel percorso di Avvento, accogliamo con Lei il Signore che viene di nuovo a consolare, liberare e salvare il suo popolo nella pace: «il Signore vi benedica e vi custodisca, faccia risplendere per voi il suo volto e vi faccia grazia, rivolga a voi il suo volto e vi conceda la sua pace» (Nm 6, 24-26).

Pasquale Cascio (Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia)

 

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