Montella: torna la festa del SS Salvatore

di Daniele Marano

Erano oramai sensazioni che sembravano essersi dissolte. E’ ufficiale nel weekend 11 Giugno, torna la festa più cara al popolo montellese, quella del Salvatore. I bambini che vanno dallo zucchero filato, l’essenza vera dello stare tra gli amici girando tra le bancarelle, ma soprattutto la mitica processione, con i balconi infiorati e l’asfalto abbellito.

Montella Alta, poi la parte Bassa con la consapevolezza che all’uscita della statua, le lacrime sgorgheranno sui nostri volti. Momenti sembravano completamente smarriti, ma che sono pronti a tornare sulle note del mitico canto del SS.Salvatore, poi vocalizzato anche dal grande Aurelio Fierro: Volgi la bella fronte.

L’attesa è già palpabile, Montella che aspetta di celebrare in religioso silenzio, colui il quale sono rivolte tutte le preghiere montellesi da ormai tanti secoli. E’ gioia sarà , nel vedere tornare uno scampolo di normalità perduta, eh già…la festa dei montellesi, svolta nella quale ripartire e riprenderci tutto ciò che la pandemia ci ha tolto senza appello.

Il canto del SS. Salvatore, con la migliore versione quella di Aurelio Fierro è conosciuto a memoria da ogni singolo montellese. Andiamo ad analizzarlo.

La prima strofa è l’immagine iniziale che abbiamo: Si staglia sulla montagna maestoso e superbo: Da questo sacro monte dove abitar ti degni, dove dai tanti segni del tuo paterno amor Poi ecco il ritornello, che si insegna già ai bambini dai 4 anni: Rit. Volgi la bella fronte, volgi i begli occhi tuoi, abbi pietà di noi amabile Salvator.

La seconda strofa indica la grande forza dei montellesi che hanno costruito il santuario con sudore e fatica ma tanta devozione: Fedeli i nostri padri t’eressero qui un trono e ti facevan dono di tutto il loro cuor

La terza, indica il pellegrinaggio che si fa il mese di agosto, scalzi, per redimere tutti i nostri peccati: E noi sebbene indegni, veniamo qui devoti a sciogliere quei voti che t’offre il nostro amor.

La quarta, è quasi una ammissione di colpa di tutto ciò che nel corso degli anni, i montellesi hanno dovuto commettere quasi per sopravvivere: Ingrati fummo è vero indegni di perdono i nostri falli sono d’immensa gravità.

La quinta, un inginocchiarsi un chiedere scusa: Tu nostro padre sei deh placa il tuo furore O nostro Salvatore abbi di noi pietà.

La sesta la speranza di giorni migliori: Sul popolo devoto che soffre e che lavora accendi tu l’aurora di più sereni dì.

La settima, un pensiero ai nostri tantissimi emigranti: Su chi lontano emigra in cerca di lavoro sii tu padre ristoro e nostalgia di ciel.

L’ottava l’essenza del popolo montellese che davanti alle tragedie della vita non molla: A chi lottando vive dona pace e fortezza sii tu la sicurezza di chi sperando muor.

La nona, il desiderio ultimo finale. Quello di vederlo un giorno col suo manto blu con risvolti rossi: A tutti Onnipotente stendi il tuo braccio Santo mentre speriamo tanto di rivederti in ciel.

Daniele Marano

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