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In un esercizio di stile dal raffinato cromatismo, sollecitato dall’iniziale sperimentazione visiva di Maria Rachele Branca la tela Occhi di gatto si misura con un filtro simbolico, quale chiave di lettura ricorrente nella ricerca figurativa dell’artista.
Figurativamente il misterioso ritratto femminile dai connotati esotici potrebbe evocare una dea pagana, un’ammaliante strega pronta a lanciare un incantesimo, o forse, solo, una gattofila.
L’atmosfera bluette, nella sua consistenza fisica, ammanta la giovane, il cui nudo corpo è adagiato su un giaciglio insieme ai suoi gatti: la profondità della scena è così limitata allo spazio occupato.
La nudità del corpo qui assume una sua presenza monumentale, quasi scultorea: le sue voluttuose curve giocano con la spirale sullo sfondo di richiamo alla coda dell’animale quanto con una similitudine semantica tra la sensualità femminile e l’essere felino. Ed è proprio in tal senso che l’inquadratura, al pari del turbante che ne raccoglie la chioma, va ad incorniciare il suo sguardo indagatore diretto all’osservatore, valorizzandolo quale elemento narrativo nell’impianto estetico dell’opera.
Testo di Rossella Della Vecchia
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