Patroni, omaggio in vita al principe dei ceramisti

Il Quotidiano del Sud

In Lucania la sala del museo tutta dedicata a lui.


A San Severino Lucano il Museo della Scultura in Terracotta e Contemporanea, nuovo di zecca – è stato inaugurato lo scorso ottobre – ha dedicato un’intera sala allo scultore salernitano Dino Vincenzo Patroni., esponente di un’antica famiglia di artisti della città. Presso il Palafrido (polo museale, teatro e location per convegni culturali e conferenze), la sala del museo è intitolata allo scultore, pittore e ceramista Patroni, che a sua volta ha donato al museo l’opera “Cervus”, collocata all’ingresso del Palafrido, ed è stato l’ideatore della mostra di ceramica d’arte svoltasi in occasione di Matera Capitale della Cultura Europea dal titolo “Keramos in progress”, alla quale hanno preso parte per invito artisti italiani e stranieri.

Nelle teche di vetro del Museo è ora possibile ammirare diverse sculture ceramiche del maestro salernitano. All’inaugurazione hanno preso parte oltre all’artista Dino Vincenzo Patroni, il prof. Claudio Di Benedetto, già direttore della Divisione collezioni e servizi delle Gallerie degli Uffizi di Firenze; il prof. Aldo Gerbino dell’Università degli studi di Palermo, critico d’arte e scrittore; l’architetto Francesco Dattoli responsabile del Palafrido; Francesco Fiore sindaco di San Severino Lucano; Michele Saponaro, storico dell’arte in servizio volontario al Ministero della cultura e il prof. Francesco Niglio, scultore ceramista di Matera. 

Scrive Gerbino nel testo critico della Brochure che accompagna la visita alla sala dedicata all’artista salernitano. “E se il cervus di Patroni costituisce l’agile simbolo del Palafrido di San Severino Lucano (nato dall’impegno politico del sindaco Francesco Dattoli), le sue quattro terrecotte che titolano, nel nome dell’autore, la sala espositiva, definiscono la cifra durevole del nascente “museo della Scultura e della Maiolica d’Arte Moderna e Contemporanea”.

Così, il mito dell’archeologia della terra della Lucania antica (1996), Oltre le spalle del tempo (1993) e La porta del sole (1993) e le due ceramiche maiolicate dipinte e graffite del 1997, Vaso blu graffito e Brocca ciambella, segnano tutte, nella loro agra linearità informale toccata da una geometria arcaizzante e nella fascinazione esaltata dal voluttuoso cromatismo dei vasi, il nuovo punto di fuga della visione.

Per Dino, comunque, agisce con maggiore forza una vocazione chiara: riscoprire, anche nell’eleganza dell’ornamento, la piega di una metamorfosi, l’ombra non estinta delle sue matrici. E ciò non è cosa da poco. Dino è figlio di Corrado Patroni e nipote di Diomede Patroni. Il primo scolpì diversi busti in bronzo nel recinto degli uomini illustri del cimitero monumentale di Salerno e la statua di Giovanni Nicotera nella villa comunale di Salerno.

Il nonno Diomede (1880-1968), è stato l’artefice di tante opere d’arte a Salerno e in America. Nel Duomo di Salerno c’è l’imponente monumento in marmo di Carrara che realizzò nel 1936 per l’arcivescovo Carlo Gregorio Maria Grasso e presso l’Archivio di Stato di Salerno il busto del prof. Paolo Emilio Bilotti. Anche Diomede era figlio d’arte: il padre Raffaele era uno scultore molto conosciuto nell’Ottocento.

Il maestro Dino Vincenzo Patroni (Salerno 1947), che ora porta avanti il blasone di un’antica famiglia di artisti, è pittore, scultore, grafico, medaglista e ceramista. È celebre nel mondo soprattutto per la medaglistica, sia come artista che come docente. L’artista, nel periodo in cui ha ricoperto la Cattedra di Plastica Ornamentale nelle Accademie delle Belle Arti di Frosinone e Napoli, è stato promotore di mostre di medaglie contemporanee esposte tra l’Italia e la Spagna. I testi per il catalogo dell’antologia di Patroni sono stati curati da Giancarlo Altieri, direttore del Dipartimento di Numismatica della Biblioteca Apostolica Vaticana. Anche in tema sacro Patroni ha dato il suo prezioso contributo nella città del Papa: sua è la medaglia per l’anniversario del Concilio Vaticano II.

Le opere recenti di Dino Patroni sono fuse in bronzo o in ottone nichelato o in alluminio verniciato o semplicemente realizzate in terracotta. Dopo aver sperimentato tutti i materiali tradizionali, l’artista è passato a nuove soluzioni materiche, privilegiando supporti insoliti e ibridi, dall’acciaio corten al plexiglass.

Paolo Romano

(“Il Quotidiano del Sud” di Salerno – Cultura & Società in pag. 15 del 19 gennaio 2022)


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