Rezzuti e Scolavino, un indissolubile sodalizio che ha scritto pagine originali dell’ immaginario
di Joanna Irena Wrobel
Un indissolubile sodalizio artistico, brioso e costruttivo, una collaborazione decennale che ha scritto pagine originali dell’immaginario, una ricerca accomunata da una cultura di forte impronta e tradizione, radicata e riconoscibile nell’appartenenza al territorio, danno vita ad un dialogo d’eccezione tra Carmine Rezzuti e Quintino Scolavino. Due artisti partenopei dalle personalità forti e distinte, ma storicamente solidali e vicine, uniti nella formazione artistica della Napoli postinformale, attenti alle novità che negli anni ’70 trasformavano il panorama dell’arte internazionale, da anni percorrono strade parallele che, a differenza delle leggi di geometria, ogni tanto (per benevola magia) si incontrano. Carmine Rezzuti (Napoli, 1944) sin dagli esordi, anima la scena artistica e culturale della città. Indiscusso protagonista della scultura contemporanea italiana, da sempre svolge una approfondita ricerca sulle possibilità dell’opera d’arte percepita nello spazio e caratterizzata da una marcata connotazione fantastica e ludica.
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