“Salviamo il Laceno”, appello dell’artista Rachele Branca alla comunità di Bagnoli
Nuovairpinia.it (di Elisa Forte)
Intervista alla scultrice e pittrice di Bagnoli Irpino, alla vigilia della partenza per Firenze, dove è stata invitata a rappresentare l Irpinia alla Mostra dell artigianato, nel padiglione dedicato all’artigianato artistico. Partendo dalla sua collezione “Volver” ovvero “il ritorno”, l’artista ha lanciato un appello alla mobilitazione dal basso per far decollare il Laceno.
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Rachele Branca, lei è una voce autorevole dell’artigianato artistico della provincia. Parliamo ancora di un settore di nicchia, assente dalla programmazione politica e relegato al folklorismo?
“Purtroppo oltre a sporadiche iniziative e fra queste un’idea progettuale promossa dal dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Criscuoli Nicola Trunfio di portare fra i banchi di scuola lezioni teoriche e pratiche sull’artigianato, non ce ne sono state altre. Senza contare che l’artigianato è un valido strumento per conoscere il territorio, e in provincia ci sono validi esponenti, come l’ebanista Daniele Passaro di Montella.
Bagnoli vanta una importante tradizione della lavorazione del legno.
“Bagnoli era rinomata per gli scultori del legno, e avevamo una scuola dell’artigianato e dell’intaglio che però non è mai stata considerata, nè valorizzata. Io sono una convinta sostenitrice del lavoro con i bambini, e infatti insieme all’associazione Palazzo Tenta ho lavorato spesso sul territorio e alla scoperta dei luoghi; dalle essenze botaniche fino ad un ipotetico schema di installazione di presepi in paese. Senza contare i lavori effettuati coniugando lo studio della botanica e delle foglie alla riproduzione artistica con l’argilla”.
Una serie di spunti e idee che se messi a regime potrebbero caratterizzare e indirizzare una offerta turistica spendibile per l’altopiano del Laceno.
“Il Laceno potrebbe funzionare anche senza neve, ma sia la politica che gli imprenditori non credono abbastanza nello sviluppo e nella vocazione di quel sito. A questo bisogna aggiungere che la chiusura degli impianti ha penalizzato molto l’offerta e congiuntamente si sono verificati eventi che hanno costretto alcuni operatori a chiudere. Ma il Laceno non è soltanto stazione sciistica invernale: è tanto altro, e su questo ‘altro’ che bisogna lavorare”.
Su cosa?
“Intanto manca una visione d’insieme dell’agire sul territorio, e alla fine ognuno va per conto suo. Bisogna imparare ad applicare un metodo nuovo: chi vende un prodotto deve imparare a vendere anche il territorio, e legarlo in un unico connubio. E’ solo così che si costruisce un brand e si fa squadra. A questo bisogna aggiungere la necessità di immaginare pacchetti turistici, e di investire su figure professionali esperte che raccontino il territorio a chi arriva da fuori. Una politica che ad esempio potrebbe mettere in campo il Consorzio Turistico Bagnoli- Laceno”.
Due sono al momento le strategie da perseguire. La prima prevede uno scatto di reni dal basso, con iniziative imprenditoriali e creazione di servizi, e l’altra prevede l’investimento in fondi pubblici per la creazione di infrastrutture, come il maxi progetto candidato dal Comune a valere sui fondi europei.
“Mentre si parla di strategie da mettere in campo però le persone continuano ad andare via, abbandonando il polmone naturalistico più grande della regione, che dista a pochi chilometri da Napoli e da Salerno, che non aspetta altro che accogliere gente. Si spara su tutto quello che di buono c’è, e si distrugge invece di costruire. Il territorio è sano e ci sono ristoratori che lavorano bene”.
Da dove bisogna ripartire?
“La vecchia generazione deve educare le giovani allo scambio, a dire loro che qui si può vivere. Non si può abbandonare tutto senza lottare: bisogna crederci. Si continua a fare l’analisi degli sbagli e continuiamo a dirci di quali mali soffre questa provincia, ma nessuno che proponga una cura e cerchi di applicarla. Partiamo dalle semplici cose”.
Per semplici cose possiamo intendere anche il miglioramento della viabilità che conduce sull’altopiano.
“Quasi tutte le strade che portano a Bagnoli sono costellate da buche e sono nell’abbandono. La strada che da Calabritto giunge al Laceno è interrotta da anni da una frana, ma nessuno fa niente per rimuoverla. Anche per il percorso che parte da Montella le cose non vanno bene. La viabilità è il primo bigliettino da visita per l’accoglienza e noi non lavoriamo sull’immagine”.
La stazione sciistica resta un’industria ambita dal territorio, in quanto potrebbe generare un moltiplicatore di economie senza precedenti.
“Gli impianti sono una grande industria, lo testimoniano tutti gli addetti ai lavori che hanno lavorato fino a quando l’impianto era in funzione. C’erano lavoratori di tutta la provincia occupati da noi. Oggi possiamo dire invece, che è stata smarrita una educazione alla nostra identità”.
Elisa Forte (Nuovairpinia.it)
Collezione Volver – Rachele Branca
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