In giro per l’Irpinia per presentare “Malacosa”, quest’estate mi è capitato spesso di parlare della schiavitù cui erano costretti, decenni fa, i braccianti bagnolesi. Questa schiavitù, concludevo, non l’abbiamo ancora debellata, viste le condizioni di vita e di lavoro cui sono costretti i raccoglitori stagionali di frutta. Qualcuno mi ha detto che esageravo, a parlare ancora di schiavitù.
Detto, fatto. Il 29 agosto scorso Pasquale Fusco, un raccoglitore occasionale di meloni, che lavorava in una serra per 40 euro al giorno e, ovviamente, in nero e senza alcuna copertura assicurativa o previdenziale, è morto di infarto. Aveva 55 anni. E’ accaduto a Varcaturo, nei pressi di Giugliano.
Anche quella mattina Pasquale si era alzato alle 4 per raggiungere la serra dove doveva raccogliere cocomeri. Anche quella mattina era probabilmente contento di riuscire a portare il pane a casa: non gli accadeva tutti i giorni, lavorando solo saltuariamente e agli ordini del mazziere di turno. I contributi previdenziali? L’assicurazione contro gli infortuni? Questi “lussi” non gli erano garantiti e lui, forse, non li chiedeva neppure.
E’ morto schiantato dal caldo soffocante di questa estate.
Pensate che il padrone dell’azienda agricola lo ha assunto regolarmente. Solo un’ora dopo la morte, però. E non per mettere a posto la coscienza ma le “carte”, nel tentativo di evitare guai peggiori (che però, fortunatamente, non è riuscito ad evitare).
Pasquale Fusco era uno schiavo.
Uno schiavo italiano: così nessun razzista ha potuto rallegrarsi per la sua morte. Italiano come Paola Clemente, morta nel 2015 in condizioni simili. Non fosse stato italiano, probabilmente non se ne sarebbe saputo mai niente.
La schiavitù esiste, anche nel 2019. Basta andare la mattina presto lungo le rotatorie alla periferia di Napoli o Caserta e vedere le migliaia di persone, dalla pelle bianca o nera, che aspettano che qualche caporale di passaggio offra loro una giornata di lavoro. Lunga, in condizioni disumane e pagata pochi euro.
La schiavitù esiste ancora.
Luciano Arciuolo
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