“Sul Laceno abbiamo ereditato il nulla, impianti già fermi, copertura economica inesistente a Napoli come a Roma. Nulla di cantierabile o finanziabile”. E’ in queste poche parole rilasciate dal sindaco di Bagnoli Irpino Teresa Di Capua all’edizione odierna de ‘Il Mattino’ che emerge tutta la grande farsa delle seggiovie del Laceno, sancita dall’intervista ai nostri microfoni del vicegovernatore Bonavitacola, che ha candidamente ammesso che l’altopiano di Bagnoli Irpino per i finanziamenti dovrà attendere la prossima programmazione europea 2021/27.
Chiusa già da due anni dunque la stazione sciistica rischia di rimanere tale, affossando definitivamente l’economia locale, per molti anni a venire. Un incredibile quanto increscioso epilogo di un percorso iniziato addirittura nel 2008 (lo studio di fattibilità è del 2002, alla scadenza della concessione a Giannoni che nel frattempo continuano a garantire e a gestire il servizio), quando l’amministrazione Chieffo di Bagnoli Irpino ottenne, attraverso i fondi Fas dedicati alle aree disagiate, dall’allora giunta Bassolino i fondi per riammodernare gli impianti delle seggiovie. Avete capito bene, era il 2008 e i fondi, dietro a un progetto allora redatto assieme ai tecnici della provincia di Avellino, erano stati accordati.
Ma qualcosa inizia ad incepparsi. Il cambio al vertice in Regione scioglie la neve fin lì accumulatasi; l’amministrazione Caldoro, vicepresidente Giuseppe De Mita, decide di sospendere i finanziamenti. Ricomincia la rincorsa da parte della comunità di Bagnoli, guidata ora da Filippo Nigro, che da un lato si occupa di definire la progettazione esecutiva attraverso la costituzione di un ufficio ad hoc supportato da una serie di consulenze esterne ben remunerate ( con i costi del progetto che lievitano a oltre 20 milioni di euro); nel frattempo sceglie, dietro altolocati suggerimenti, di aggrapparsi ai fondi dell’accelerazione della spesa promossi dalla giunta Caldoro, rinunciando definitivamente dunque ai fondi Fas. Scelta che si rivelò infelice, la Regione respinse la richiesta poichè le seggiovie non erano nella piena disponibilità del comune, gestite sempre da Giannoni, e dunque l’utilizzo dei fondi pubblici avrebbe cagionato privato arricchimento.
Tutto da rifare. Si lavora a definire una transazione con Giannoni, per chiudere la vicenda e assicurare comunque il funzionamento dell’impianto fino all’arrivo dei finanziamenti; l’accordo si trova ma quella delibera non arriva però mai in consiglio comunale. Il sindaco Nigro venne convinto da chissà chi e chissà perchè ad utilizzare le maniere forti con i Giannoni; inizia un contenzioso che si conclude solo al Consiglio di Stato dopo due anni con la vittoria del comune, ma la sconfitta di un intero territorio.
Perchè nel frattempo il solito suggeritore aveva convinto tutti che i finanziamenti erano a portata di mano, ma nelle casse della regione invece non c’è nulla. Per di più, a fronte dell’affidamento di vari incarichi, che firmano anche i percorsi del Laceno Bike Park, neanche il progetto, che nel frattempo doveva essere aggiornato, era stato ultimato.
E si ritorna al punto di partenza, con le dichiarazioni dell’attuale sindaco di Bagnoli Teresa Di Capua, che assieme a tutta la provincia di Avellino eredita il nulla e si ritrova da sola a dover rimettere in piedi il progetto, completato chiudendo tutti i rubinetti di affidamenti a consulenze esterne, e darsi da fare per ottenere i finanziamenti.
E finisce così la breve storia triste di come è morta la principale attrazione turistica dell’intera provincia. Se ci sarà la resurrezione, saremmo ben lieti di raccontarla.
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