Ogni giorno i media ci bombardano con termini difficili da digerire. Spread, Bund, Bpt, Bot, Ccc, Subprime, Swap, Hedge Fund, grafici e indici che rendono l’economia, la finanza e la politica economica questioni che possono interessare solo poche persone ben istruite, in grado di decifrare un linguaggio tecnico equivalente al sanscrito. Nella Babilonia della terminologia della crisi c’è un termine non ancora anglofonizzato, di radice latina e dal significato originario nobile: speculazione; oggi completamente distorto dal paradigma finanziario tanto nella semantica quanto nell’applicazione pratica.
DALLA FILOSOFIA… – In antichità era conosciuta come un’attività spirituale dell’uomo, il frutto di un lavoro interiore reso tangibile ai sensi umani solo dal verbo e dalla scrittura, capace di illuminare intere civiltà che hanno organizzato la loro stessa esistenza e fondato la loro cultura secondo i vari modelli che gli antichi filosofi avevano immaginato nelle loro speculazioni, ovvero nelle loro profonde e attente immersioni nel pensiero proiettate nel futuro. Gli antichi romani chiamavano la vedetta specula, che osservava (specere) dall’alto della sua posizione i movimenti dei nemici, per prevedere le loro mosse permettendo all’esercito romano di anticiparle.
…AL PROFITTO PERSONALE – Oggi non sentiamo più parlare di speculazione come attività filosofica, è un termine legato a doppio filo con l’attività finanziaria dove ogni azione e ogni pensiero non sono volti ad immaginare l’organizzazione o la difesa della società degli uomini, ma esclusivamente finalizzati al raggiungimento del profitto personale: un’attività a scopo di lucro. Lo speculatore oggi è colui che riesce ad ottenere il maggior guadagno possibile sulla variazione dei titoli quotati in borsa. È colui che esercita le proprie capacità, le facoltà umane più nobili per il fine più basso: trarre profitto dalla perdita altrui, è colui che si sforza di prevedere prima di tutti gli altri l’ascesa o il crollo di una società quotata in borsa o addirittura di uno Stato intero per comprarne o venderne i titoli. Lo speculatore riesce a moltiplicare la moneta senza produrre nulla; masse di denaro che generano altre masse di denaro, tradendo la speculazione filosofica dalla quale era nata l’idea stessa della moneta, generando una forma di arricchimento contro natura che il grande “speculatore“ Aristotele nella sua Politica chiamava Crematistica: “l’individuo si serve della moneta al fine di accumulare altra moneta. La vera funzione della moneta è quella che si ha nello scambio, e non quella per cui la moneta si accresce mediante l’interesse. Infatti la moneta è per sua stessa natura sterile. Con l’usura si moltiplica ed è per questo che l’usura è il modo più innaturale di guadagnare.”
SOROS E LA SPECULAZIONE SULLA LIRA DEL ’92
Oggi i grandi speculatori non sono più filosofi in grado di orientare la propria forza-pensiero per la vera economia, ovvero quella scienza sociale volta a tutelare la comunità, ma sono abili e scaltri ricchi signori che utilizzano la loro intelligenza per guadagnare in un lasso di tempo infinitesimale cifre irraggiungibili nemmeno da sette generazioni di agricoltori che producono beni reali in grado di garantire la vita terrena agli esseri umani, speculatori compresi. È emblematico il caso del settembre 1992 quando il magnate ungherese George Soros effettuò un attacco speculativo nei confronti della lira provocandone la svalutazione del 30%, costringendo la Banca d’Italia a bruciare ben 48 miliardi e all’Italia a uscire dallo SME, il Sistema Unico Europeo che ha preceduto la moneta unica. In una sola notte Soros guadagnò oltre un miliardo di dollari. Ironia della sorte, Soros si definisce filosofo e addirittura filantropo. Di grandi speculatori come lui il mondo ne è pieno, e la crisi planetaria che il mondo sta conoscendo è indotta proprio dagli speculatori, dai mercanti di moneta.
DEPREDARE UN’AZIENDA O UN POPOLO
Dietro al tracollo di una società per azioni ci sono migliaia di disoccupati, dietro alle manovre “lacrime e sangue” imposte ad un popolo intero per ripagare i debiti, ci sono sacrifici e drammi umani. La speculazione oggi è usura, ovvero l’erosione sistematica e continua della produzione altrui, fino all’esproprio dei beni di proprietà. Impadronirsi del mezzo monetario, trattarlo come fosse una merce, scommettere sulla capacità di un’azienda o di un popolo di onorare un debito inestinguibile, costringere gli stati a mettere sul mercato i propri beni a basso costo è il fine ultimo della grande speculazione internazionale.
LA SPERANZA E LA PROFEZIA DI TORO SEDUTO
La speranza è che la politica e le future generazioni di politici comincino a comprendere la vera natura del denaro, i meccanismi e le alchimie “porno-finanziarie” che determinano gli eventi globali, per rimettere ordine in un’umanità accecata dall’egoismo e dal paradigma del profitto come valore universale. Altrimenti non ci rimarrà che aspettare il compimento della profezia di Toro Seduto: “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare i loro soldi.”
Martin Di Lucia
(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2019, anno XIII, n. 5)
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