Questa settimana l’Espresso apre con la voce spopolamento. Scriverò presto, sempre per l’Espresso, un pezzo più lungo e articolato. Purtroppo sul tema so quelli che tanti sanno, ma in più ho la sventura di vivere in un paese che ha meno della metà degli abitanti che aveva quando io ero bambino.
I paesi italiani, quelli lontani dalle grandi città, che stanno sulle colline e sulle montagne, hanno cominciato a perdere abitanti dagli inizi degli anni Sessanta.
Da quei paesi la gente emigrata anche prima, ma gli abitanti non diminuivano più di tanto perché comunque c’erano molte nascite.
L’emigrazione portava via persone, ma da un altro lato portava reddito. Molte delle case che vediamo adesso nei paesi sono state costruite con i soldi dell’emigrazione.
Adesso non è più così.
Chi emigra non lo fa con l’idea di farsi la casa più grande in paese o di mandare soldi alla sua famiglia. E si emigra e si fa casa e famiglia altrove.
Chi resta nei paesi più che abitanti li svuota. Sono gli scoraggiatori militanti, i luminari dell’accidia, quelli che lavorano nell’unico cantiere aperto nei paesi, quelli della sfiducia.
Una situazione molto grave e difatti ignorata dalle politiche nazionali e regionali. Più che di politica potremmo parlare di esercizi di stile.
Non si combatte lo spopolamento, si da solo l’idea che si vorrebbe farlo. Le varie strategie messe in campo sono delle sceneggiatura fatte e rifatte in attesa di 7n film che non comincia mai. E gli attori principali, i giovani, continuano ad andare via.
Nessun governo si è mai occupato seriamente dell’anoressia demografica dei paesi italiani. E anche adesso che ci sono risorse economiche disponibili, anche adesso si capisce benissimo che la transizione ecologica non sarà una transizione verso i paesi.
Franco Arminio (Settimanale “L’Espresso” del 24.10.2021)
Foto: Comune di Senerchia (AV)
L’Espresso del 24 ottobre 2021
Ti invitiamo a reastare in tema, essere costruttivi ed usare un linguaggio decoroso. Palazzo Tenta 39 si riserva comunque il diritto di allontanare le persone non adatte a tenere un comportamento corretto e rispettoso verso gli altri.