Prosegue il nostro “viaggio” fra i giovani emigranti bagnolesi. In questo numero di “Fuori dalla Rete” è Carmine Nigro a raccontarci la sua storia di giovane emigrante. Quella di Carmine è una storia simile a tante altre. La scelta di andare via da Bagnoli non è stata dettata soltanto da un’esigenza lavorativa ma piuttosto dal desiderio di crescere e migliorare la propria vita. A differenza di tanti altri suoi coetanei, Carmine dopo i primi anni all’estero è ritornato in Italia stabilendosi a Torino. La scelta del capoluogo piemontese gli è stata suggerita dal cuore, dopo anni di relazione a distanza con Valentina hanno deciso che era arrivato il momento di metter su famiglia. L’ esperienza lavorativa maturata all’estero gli ha permesso, una volta rientrato in Italia di trovare un lavoro in brevissimo tempo. Oggi svolge la professione di odontotecnico e nel frattempo è diventato anche papà. Difficilmente ritornerà a Bagnoli, ma come tutti non l’ha mai dimenticato e ne segue assiduamente le vicende. Ringraziamo Carmine per la disponibilità accordataci e gli auguriamo di realizzare tutti i suoi sogni. Vi invitiamo a leggere questa bella ed interessante intervista e auspichiamo di raccontarvi altre storie, come quella di Carmine, nei prossimi numeri. Buona lettura.
La tua è una storia comune a tante altre di giovani bagnolesi che decidono di trasferirsi in cerca di un futuro migliore e allo stesso tempo è una storia molto particolare perché nonostante avessi un lavoro in paese ad un tratto hai deciso di emigrare prima all’estero e poi in Italia a Torino. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad emigrare? E quali quelle che ti hanno portato a vivere prima in Germania e poi in Piemonte?
Innanzitutto vi ringrazio per avermi dato la possibilità di poter raccontare di me e della mia storia. Come avete accennato in precedenza, il mio voler emigrare non è stato dettato da un’esigenza lavorativa, ma dall’esigenza personale di voler crescere e migliorare la mia vita. La vita di paese mi è sempre stata stretta. Sono una persona molto curiosa, affascinato dalle novità e dalla diversità, cose che purtroppo in un piccolo paese come il nostro sono totalmente assenti e questa cosa mi stava logorando. Così appena mi si è presentata la giusta occasione sono partito senza pensarci due volte.
Attualmente come dicevamo prima vivi in Piemonte. Perché hai scelto proprio Torino tra tutte le Città al mondo?
Torino è stata una scelta di cuore. Dopo diversi anni in Germania di relazione a distanza con la mia ragazza eravamo arrivati al punto di dover prendere una decisione. Lei a Torino ha un’ottima posizione lavorativa quindi ho deciso di tornare in Italia e sfruttare le conoscenze e l’esperienza maturata all’estero. Cose che mi hanno permesso di trovare un lavoro in brevissimo tempo.
Nella tua esperienza all’estero come hai trovato l’integrazione nella società tedesca, ci sono particolari barriere culturali nei confronti degli italiani? E’ stato facile o difficile integrarti?
Integrarsi in uno stato straniero così diverso dal nostro per cultura e mentalità non è mai semplice. Il primo ostacolo che si incontra è la lingua. Sotto questo punto di vista devo dire di essere stato fortunato, perché ho potuto contare sulla conoscenza della lingua inglese trasmessami da mia madre, nata e cresciuta in Inghilterra, che si è rivelata fondamentale. In Germania la maggior parte delle persone parla decentemente l’inglese. Nonostante questo ho voluto provare ad integrarmi maggiormente imparando il tedesco. Durante i primi sei mesi ho frequentato un corso di lingua serale che mi è servito moltissimo. Oltre alla lingua devo dire di non aver notato particolari barriere, anche se sentirsi un Ausländer, uno straniero, è all’ordine del giorno anche nelle piccole cose.
Come sono stati i primi mesi all’estero? Cosa ti è mancato di più dell’Italia?
I primi mesi sono stati i più duri ma anche i più elettrizzanti. Essere catapultati da un paesino come il nostro, dove tutti ci conosciamo, ad una cittadina tedesca come Ravensburg è stato molto difficile all’inizio ma anche molto stimolante. Sono stati molti i momenti di difficoltà e malinconia, ma fanno parte del gioco. Quello che mi è mancato di più ovviamente è stata la mia famiglia. Ed il caffè, il vero caffè italiano….
La tua seconda tappa di un “viaggio” iniziato in Germania è stata Torino. Raccontaci questa città. E’ stato facile o difficile integrarti?
Dopo essermi integrato in Germania tornare in Italia è stata una passeggiata. Torino mi piace moltissimo. In poco tempo, anche grazie alla mia ragazza, sono riuscito a legare con molte persone, compresi i miei colleghi di lavoro. In Italia non “manteniamo le distanze” come accadeva in Germania, dove i rapporti con i colleghi sono limitati alle ore lavorative e alle cene natalizie. Qui è tutto più semplice.
Non sei l’unico in famiglia ad aver deciso di emigrare, anche tuo fratello oggi vive all’estero e i vostri genitori hanno seguito le vostre orme lasciando Bagnoli. Come mai questa scelta così drastica?
Bisogna distinguere la scelta dei miei genitori da quella di noi figli. Io e mio fratello abbiamo fatto questa scelta per cercare di migliorare le nostre vite, i miei genitori si sono trovati costretti a farlo. Purtroppo il nostro Paese non garantisce più ad un padre di famiglia di poter trovare un lavoro dopo averlo perso, ne sentiamo parlare ogni giorno. Quindi si sono fatti coraggio e si sono trasferiti in uno stato estero, che li ha accolti e che ha dato loro un lavoro.
Di cosa ti occupi oggi? Sei soddisfatto del lavoro che fai?
Sono un odontotecnico specializzato in estetica e in materiali e lavorazioni di ultima generazione. È il lavoro che ho sempre fatto e che non cambierei con nessun altro. Di questo devo ringraziare mio zio, ma soprattutto mentore, Patrone Annibale, che mi ha trasmesso l’amore per questo mestiere. L’esperienza lavorativa in Germania ha contribuito a far crescere le mie conoscenze in questo ambito. Alcuni dei miei lavori sono stati pubblicati su riviste del settore e questa cosa mi rende molto orgoglioso. Quindi per rispondere alla domanda, si, sono molto soddisfatto del lavoro che faccio.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
La mia ragazza mi suggerisce che il primo progetto incombente è comprare casa! Abbiamo bisogno di una cameretta per nostro figlio! Scherzi a parte, sogno un giorno di aprire un laboratorio odontotecnico tutto mio e crescere ancora di più nel mio settore diventando un punto di riferimento per i giovani che vorranno fare questo lavoro. E vorrei continuare a girare il mondo con la mia ragazza e nostro figlio, cosa che negli ultimi anni non abbiamo potuto fare a causa del Covid. Vedere e vivere realtà così diverse dalle nostre mi affascina moltissimo. Fosse per me vivrei costantemente su un aereo.
In questi anni vissuti lontano da Bagnoli hai messo su famiglia, vivi con una ragazza anche lei nipote di emigrati bagnolesi, che da pochi mesi ti ha reso padre di un bellissimo bambino. Sarà più difficile per te tornare presto in paese, sfruttando magari le tue competenze per migliorarla e aiutarla nella crescita?
Torno sempre volentieri in paese appena ne ho la possibilità, dopotutto parte della mia famiglia e una parte del mio cuore sono e resteranno sempre a Bagnoli. Ma soprattutto ora che ho un figlio trovo sempre meno motivazioni per tornare a vivere in paese. Non è nei miei progetti in questo momento. Voglio che mio figlio possa scegliere cosa fare della sua vita senza essere limitato dai confini geografici e mentali del nostro paese. Ovviamente voglio che veda il luogo in cui sono nato e cresciuto, e dove suo papà ha incontrato sua mamma.
Visto da lontano qual è la tua percezione sullo stato di salute di Bagnoli?
Nonostante sono andato via da diversi anni sono sempre attento a ciò che accade nel nostro paese. Non ti nego di essere preoccupato per ciò che percepisco. Sento solo lamentele, ma nessuna soluzione. Persone che si lamentano ma non fanno nulla per migliorare la propria vita; ristoratori ed albergatori che si lamentano ma continuano a lasciare le loro strutture come erano 20 anni fa e sfruttare i pochi ragazzi rimasti a Bagnoli; lamentele su Laceno, ma nessuna soluzione per sfruttarne il grande potenziale. Finché non cambierà la mentalità delle persone del nostro paese non vedo un futuro roseo, e lo dico con grande dispiacere. Il futuro è nelle nostre mani, bisogna avere il coraggio di fare delle scelte, anche se possono sembrare difficili.
Intervista a cura della redazione di Pt39
(da Fuori dalla Rete, Novembre 2021, anno XV, n. 5)
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