L’Irpinia e il tempo libero, un binomio che proprio non riesce a funzionare. Lo certifica meglio delle parole la classifica del “Sole 24 ore” che pone la provincia al posto numero 100 sulle 107 province italiane prese in considerazione. Sulla base di 12 indicatori (densità turistica, permanenza media nelle strutture, ricettività e natura, tutti gli spettacoli, ristoranti e bar, librerie, cinema, teatro, spesa in cinema e teatro, concerti, mostre ed esposizioni, sport), l’Irpinia sta messa decisamente male.
L’Irpinia e il tempo libero, un binomio che proprio non riesce a funzionare. Lo certifica meglio delle parole la classifica del “Sole 24 ore” che pone la provincia al posto numero 100 sulle 107 province italiane prese in considerazione. Sulla base di 12 indicatori (densità turistica, permanenza media nelle strutture, ricettività e natura, tutti gli spettacoli, ristoranti e bar, librerie, cinema, teatro, spesa in cinema e teatro, concerti, mostre ed esposizioni, sport.
Alla fine, i numeri confermano che la provincia di Avellino resta una meta decisamente poco appetibile per il tempo libero.
Al primo posto della classifica, ecco Rimini, seguita da Firenze, Venezia, Trieste, Milano, Siena, Grosseto, Livorno, Gorizia e Pisa. Una top ten a trazione centro-Nord.
La prima in Campania è Napoli, quarantatreesima. Ecco poi Salerno (66), Benevento (88), Caserta (92). Peggio di Avellino solo Rieti, Lecco, Frosinone, Lodi, Agrigento, Isernia ed Enna.
Ecco il dettaglio dei parametri riportati dal quotidiano economico di Confindustria.
L’INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DOMENICO BIANCARDI
L’Irpinia e il tempo libero, un binomio che proprio non riesce a funzionare. Lo certifica meglio delle parole la classifica del “Sole 24 ore” che pone la provincia al posto numero 100 sulle 107 province italiane prese in considerazione. Sulla base di 12 indicatori (densità turistica, permanenza media nelle strutture, ricettività e natura, tutti gli spettacoli, ristoranti e bar, librerie, cinema, teatro, spesa in cinema e teatro, concerti, mostre ed esposizioni, sport), l’Irpinia sta messa decisamente male.
«Rappresentiamo lo 0,8 per cento del turismo campano, ma la Regione è immobile. Investe solo in eventi e comunicazione arcaica»
Centesima su 107 province, l’Irpinia, nel rapporto su turismo e tempo libero del “Sole 24 ore”, è una terra abbandonata a se stessa. I piazzamenti, settore per settore, sono drammatici: posto numero 103 per densità turistica e presenze per metro quadrato, 98 per permanenza media nelle strutture, 55 per ricettività e natura, 90 per quantità di spettacoli, 78 per la presenza di ristoranti e bar, 72 per le librerie, 52 per i cinema, ultima in Italia (107), per teatri, 87 per spesa in cinema e teatro, 103 per concerti, 92 per mostre ed esposizioni e 81 per sport.
Presidente Domenico Biancardi, parliamoci chiaro. Qui si continua a parlare di turismo, ma i dati sulle presenze sono agghiaccianti. La classifica del Sole 24 ore ci pone al centesimo posto in Italia. E’ davvero possibile invertire la rotta?
«Personalmente, i dati di questa classifica li conosco da tempo. Anche se nessuno, forse, se ne era accorto, io li ho messi in evidenzia nella fase di programmazione della Fondazione provinciale per il turismo. Stiamo affrontando questo ragionamento tutti insieme. Il punto è che dobbiamo assolutamente recuperare questo settore, per trasferirlo ai nostri figli. Lo si fa attraverso una programmazione che, dalla Provincia, arrivi su ogni singolo territorio. Ma bisogna partire da zero. Organizzazione degli uffici, servizi, accoglienza, rilancio delle biblioteche: c’è da rimettere a disposizione dei visitatori la storia dei nostri paesi».
Ma questo patrimonio sul quale scommettere c’è davvero? Su ricettività e natura gli indicatori non ci pongono che al cinquantacinquesimo posto.
«Non scherziamo. L’Irpinia ha moltissimo da dare, anche se nessuno – noi per primi – ne sa nulla. E’ per questo che bisogna mostrare all’esterno ciò che abbiamo. E per farlo serve la tecnologia giusta».
Intanto i numeri sulle permanenze dicono che la gente non viene e, quando viene, va via subito.
«Non me ne stupisco. Rappresentiamo lo 0,8 per cento del flusso turistico regionale. Non possiamo più andare avanti in questo modo. C’è bisogno che, attraverso la Fondazione, ci si occupi di cultura e riorganizzazione dei servizi territoriali, collegati al turismo. Se domani arriva qui un turista, non sa nemmeno a chi chiedere un’ informazione. Non c’è nulla al netto del lavoro di volontariato reso dalle Pro loco. E allora noi metteremo in rete tutto ciò che abbiamo. Ormai ci siamo. Stiamo facendo anche gli affidamenti per i servizi informatici. I punti di informazione turistica saranno 22. Un visitatore, ad Ariano o Mirabella, avrà un posto in cui potersi recare per ottenere tutte le informazioni attraverso la piattaforma digitale. Il primo ufficio partirà ad Avellino, a Palazzo Caracciolo, in piazza Libertà. Abbiamo già incaricato sul punto uno degli architetti che si sono occupati dell’allestimento dell’Expo di Milano. Ci saranno 10 operatori che serviranno i Comuni e le associazioni irpine. Con questa piattaforma, gratuitamente, potremo mettere in rete tutti gli eventi e le attrazioni della nostra terra. Oggi non li conosce nessuno»
Secondo «Il Sole 24 ore», c’è anche un problema di ricettività, di ristoranti e di bar.
«Questo non è corretto. Si resta poco in Irpinia perché non si sa cosa visitare. Ma le strutture ci sono: pur rappresentando lo 0,8 per cento dei flussi, abbiamo strutture per il 20. Quindi, io dico: prima riempiamo quelle che già ci sono. Non serve investire altri fondi, organizziamoci su quello che già abbiamo. Anziché investire sulla ricettività, facciamolo sui servizi».
Siamo fanalino di coda in Italia per la presenza di teatri in provincia. Tra gli ultimi per la quantità di spettacoli e di eventi.
Questo è vero in parte. Noi, come Provincia, abbiamo agito in direzione opposta. Quest’anno, abbiamo accontentato tutti i paesi, con un contributo ad ognuno per l’organizzazione di spettacoli teatrali amatoriali. Ovviamente è la Regione è che dovrebbe fare di più».
Si spieghi meglio.
«Non ne faccio una questione politica, ma sono anni che in Campania restiamo fermi. Abbiamo una legge sul turismo che risale al 2014. Pensiamo a come siamo indietro rispetto a Puglia, Marche, Toscana. Bisogna realizzare un lavoro enorme. La Campania non l’han fatto. Anziché investire sugli eventi, dove il 30 per cento dei Poc finanziati è destinato ad una comunicazione di vecchio stampo, che coincide ancora con il manifesto, ci vorrebbe una piattaforma regionale. Senza tutto questo si resta locali. Quel 30 per cento poteva essere indirizzato su servizi e assistenza turistica. Ma nessuno lo dice. Noi lo stiamo facendo con la nostra Fondazione per il turismo e con la piattaforma. Ormai ci siamo. A settembre firmeremo l’atto per lo Statuto dal notaio. Gli affidamenti per i servizi sono già partiti. Contiamo di partire entro fine anno».
Grazie presidente.
«A lei».
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