Il nichilismo, ossia la decadenza e perdita dei valori della cultura occidentale paventato più di un secolo fa, durante il Novecento ha seguito traiettorie rocambolesche, è sembrato per un secolo tanto tumultuoso di ideologie ed eventi un animale continuamente e forzatamente tenuto in gabbia, anestetizzato e drogato, ha attraversato il secolo accecato dai bagliori degli uomini forti al comando che, con l’aura mistificatrice dei mezzi di comunicazione di massa, assurgevano ancor più a miti e modelli di riferimento.
In realtà io credo che non ci sia mai stata una decadenza e perdita di valori, semplicemente perché il popolo non li ha mai avuti, e per questo mai perduti.
La religione, grande istituzione e portatrice di valori edificanti, ad esempio, è semplice adesione, semplice condivisione non di valori, ma di spazi, di riti, di riconoscibilità e accettazione in una comunità. La maggioranza non agisce secondo i valori dettati dalle sacre scritture, accetta una struttura di segni che nemmeno riesce a decodificare, figuriamoci a mettere in pratica, perché la natura dell’essere umano medio non è portata al bene del prossimo, prossimo sempre al personale e poi ad una classifica in base a rapporti, discendenze, etnie, eccetera. Decaduta come istituzione di riconoscibilità e accettazione, entra dunque in crisi, ma i valori c’entrano poco o nulla.
Stesso discorso per le grandi ideologie politiche del passato, che oggi sono al crepuscolo o tramontate. Chi aderiva al fascismo, più che ad un sistema di valori e principi, aderiva ad una messa in scena di questi ultimi, perché nel fascismo non si può parlare di valori e principi, ma solo di una macchina della propaganda oleata con la assoluta mancanza di discernimento dell’uomo che vi aderisce in nome di altri contenitori vuoti di significati: famiglia, patria, religione. Vuoti nei vuoti, come matrioske. Cosa fanno famiglia e patria, se non segnare confini sempre più netti e dunque acuire interessi ed egoismi? Prima la mia famiglia, prima l’Italia, non veicolano valori nobili, solo interessi di inclusione ed esclusione. L’uomo oggi ha perso anche l’istituzione della famiglia come punto di riferimento, ma perderla non è negativo, se la famiglia veicola esecrabili valori.
Anche il comunismo, che si regge sulla nobile idea dell’uguaglianza e della lotta alle diseguaglianze, ha finito in molti casi per essere solo un mezzo sfruttato da pochi per aggiungere ancora diseguaglianze, ma qui la teoria del socialismo è rispettabile come messaggio almeno quanto quelli presenti nella Bibbia o nei vangeli. L’adesione al comunismo della classe operaia, degli ultimi, degli emarginati, può anche essere letta come primordiale messa in atto di naturale istinto di sopravvivenza; anche qui dunque, di valori abbracciati e fatti propri, pare ce ne siano stati pochi, ed è stato un peccato.
Oggi l’uomo pare spoglio, non crede in nulla, ma credo che anche nei secoli passati non credesse poi chissà in che o che cosa (in maniera consapevole). Oggi, piuttosto, raggiunto uno stato di benessere più che soddisfacente (parliamo dell’occidente), cerca di aderire a sistemi di finti valori più che altro per accettazione, riconoscibilità, altre volte quasi per hobby: cos’è il sovranismo o il nazionalismo, se non un pernicioso gioco politico sintomo di un degrado culturale imperante? Appagati i suoi bisogni, come una animale sazio, l’uomo difende quello che ha, la carcassa dagli avvoltoi neri affamati. Egli così non si comporta da essere dotato di ragione ed empatia, è affamato e accecato d’odio.
Ecco emergere, purtroppo senza alcun filtro di pensiero critico, una massa di persone non solo senza valori, ma anche senza le minime regole del buon senso e del senso della misura, orde di estremisti dell’irrazionalità destrorsa senza etica.
Il nichilismo può avere un senso e ce l’ha, se si ha un’etica. Se da estrema destra avanza una marea indistinta di anencefali con slogan inumani deprimenti e ripugnanti, dall’altra parte l’uomo nichilista senza almeno una rudimentale bussola della cultura, ingrossa le fila del qualunquismo e del populismo, dell’uomo che può stare da nessuna parte o ovunque, e che, incapace di apprendere, si è messo addirittura ad insegnare (e ricopre, per esempio, il ruolo di maggioranza nel nostro governo).
Fra non avere valori o avere quelli sbagliati, meglio la prima condizione, ma purtroppo questa, facilmente, può condurre alla seconda. Il punto forse non è la tanto decantata decadenza e perdita di valori dell’uomo contemporaneo, il nichilismo appartiene per indole e congenitamente all’uomo medio che, all’occorrenza e convenienza, come in un bicchiere vuoto, versa valori liquidi ed evaporanti: il punto è che l’uomo, in questo fortunato spazio di mondo, in questo momento storico, non deve perdere il valore dell’etica come filosofia pratica.
Non basta essere nati per essere umani, umani si diventa, si merita.
Alejandro Di Giovanni
(da Fuori dalla Rete, Novembre 2020, anno XIV, n. 5)
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