Un libro, una luce

di Luciano Arciuolo

Questa settimana ho avuto la possibilità di leggere un libro, pubblicato qualche mese fa da Mephite, che ha il grande merito di aver fatto luce su un aspetto della storia della nostra Provincia quasi del tutto sconosciuto.

Il merito dell’opera va a Gianni Marino, che da anni racconta il passato delle nostre zone, e degli alunni di Terza Media di S. Angelo, Torella, Guardia e Morra.

Il titolo dice molto: “Ebrei italiani e stranieri internati in Provincia di Avellino (1940-1945)”.

Guidati da Gianni Marino, appunto, e dai docenti delle rispettive scuole, coordinati dal Dirigente Scolastico Nicola Trunfio, gli alunni hanno fatto ricerche sugli ebrei che, dopo le infamanti leggi razziali volute dal fascismo nel 1938 e ancor di più dopo l’entrata in guerra dell’Italia, furono internati nelle nostre zone, con intere famiglie e bambini al seguito.

“Non è facile fare la storia dei senza storia”, dice Marino nell’introduzione. E, io credo, in questa frase c’è l’intero libro: l’impegno degli alunni, la ricerca, la pietà, l’indignazione, la condanna senza appello.

Ricostruire la storia dei circa 150 ebrei, in grande maggioranza italiani, che furono inviati nei campi di internamento di Ariano Irpino, Monteforte e Solofra (alcuni furono internati liberamente) è stato un lavoro che i ragazzi hanno affrontato forse con qualche ingenuità, ma anche con la passione e l’interesse che le vicende drammatiche da scoprire meritavano.

Ne è venuto fuori un collage nel quale le vicende umane raccontate traducono e tradiscono il grado di coinvolgimento degli alunni, che quasi sempre usano ovviamente un linguaggio semplice, quasi asettico, diremmo da giornalismo di cronaca, il quale non riesce però a nascondere la curiosità e la partecipazione con la quale i ragazzi hanno voluto “andare fino in fondo”.

Perché andare fino in fondo nella storia di quelle persone ha significato, spesso, scoprire la loro tragica fine nei campi di concentramento, dei quali il nazismo ed il fascismo costellarono l’intera Europa.

Una cosa mi ha particolarmente colpito: gli ebrei internati, nel libro, sono elencati, tutti, in ordine alfabetico, come in un registro usato per fare l’appello, a scuola. Tutti, anche quelli, la gran parte, che non avrebbero comunque, mai più, potuto rispondere “Presente”.

Luciano Arciuolo

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