Giorni felici e spensierati quelli di placida calma nei caldi pomeriggi estivi: il fermo immagine del sapore dell’attesa, dell’autenticità di ogni singolo attimo, di un tempo perduto, di un passato dal discreto orecchio sempre proteso ad un ritorno, ad un lieto evento o ad un “fatto” di cui conversare. Giorni ai quali MARIA RACHELE BRANCA ha ripensato nella quotidianità del lockdown.
Ed ecco che l’artista si rivede bambina con il suo vocio di sottofondo alle faccende della madre, sempre indaffarata; allo sferruzzare della nonna seduta con il suo inseparabile uncinetto e alle letture in cui la sorella era spesso immersa. Un mondo ritrovato, tutto al femminile.
Un ricordo tramutatosi nell’atmosfera sospesa di una silente pergola, dove, in una complice quiete, ogni figura femminile è assorta in un silenzio condiviso: un silenzio atavico, espressione di quella incomunicabilità esistenziale che caratterizza l’isolamento di genere. Ecco allora che “il tempo delle donne”, che appare come una scena conviviale, cela in realtà una profonda solitudine: nessuno sguardo si incontra né con quello delle altre donne dipinte, né con quello dello spettatore.
MARIA RACHELE BRANCA, dunque, mette su tela i ricordi d’infanzia, adattati ad una riflessione sul presente: l’assenza di uno sfondo, infatti, ne evoca una sospensione temporale, che, fagocitata dalla stratificazione di ripensamenti figurativi e cromatici, rende universale il messaggio di UNA SILENTE PERGOLA (IL TEMPO DELLE DONNE).
Una silente pergola (il tempo delle donne)
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