Viva la libertà

di Gianluca Nicastro

Viva la libertà!

Era una notte di Marzo. La porta fu forzata. A terra il corpo di Iosif Stalin.

Chiara risuonò la voce vittoriosa di Beria: “Il tiranno è morto, morto, morto!”.

L’avevano acclamato, l’avevano celebrato, l’avevano ossequiato.

Aveva scritto i loro destini e quelli della loro gente per quasi 30 anni.

Ma era finita. Tutto, prima o poi, finisce.

È accaduto qualcosa questa Domenica ad Avellino. Una giornata che resterà nella storia della mia città. Il giorno in cui, quartiere per quartiere, casa per casa, un ultimo disperato grido di libertà ha spezzato le catene dell’oppressione di chi voleva per l’ennesima volta mortificarla. Non è stata un’elezione come le altre: finisce una stagione politica.

Una stagione fatta di controllo capillare, che ha visto tutto passare sempre e soltanto per le stesse mani, dalla gioventù fino alla più inoltrata vecchiaia.

D’altronde “la nostra piccola mente umana non si rassegna a lasciare ad altri l’oggetto della propria passione incompiuto” disse De Gasperi qualche giorno prima di morire. Un’unica vittima: Avellino. Sacrificata sull’altare di un fantomatico “pensiero”, quella che ci resta è una città povera, depredata, razziata delle sue migliori energie e menti, vuota, spenta. Quella che partì come classe dirigente di spessore, finisce, per questa terra, come una delle peggiori tirannidi, durata mezzo secolo.

Così sentenziano le urne e a noi giovani l’onere di costruirne una migliore di quella che abbiamo visto con i nostri occhi.

Il progetto Ossigeno non finisce qui, lo porteremo avanti e finalmente avremo la possibilità di provare a raggiungere tutti quegli orizzonti e quegli scenari che avevamo immaginato per la nostra città. Nessuno mai avrebbe pensato fosse possibile sconfiggere un’armata di 225 soldati.

Tra molti giorni a partire da ora forse si dirà che quel giorno, ad Avellino, si fece la storia. Ci hanno definiti disperati, cialtroni e straccioni. Giambattista Vico sosteneva che la storia fosse un corso e ricorso e che questa si ripetesse.

Ebbene, anche questa volta allora, come fu il 20 Settembre 1792 a Valmy, sono sempre gli straccioni ad aprire una nuova era. Quale era si apre? Non so dirlo. Che cosa ci attende? L’indistinto. Forse il buio, forse la luce. Semplicemente il futuro.

Grazie Avellino. Viva la libertà!

Gianluca Nicastro


(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)


fonte Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4
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